Come si sviluppa il senso di appartenenza ad un luogo? Come si trattiene la propria terra anche quando si è altrove? E qual'è la propria terra: quella in cui si nasce oppure quella che si sceglie, inevitabilmente, prima o poi, nel corso della vita?
E può essere "casa" semplicemente il singolo edificio, svincolato dalla terra su cui posa, dalla società in cui è immerso, dai profumi del paesaggio che lo circonda? E ci si può sentire a casa anche in più luoghi?
Non so rispondere. Considero indistintamente "casa" luoghi in cui ho piacevoli e ripetute memorie infantili come luoghi che mi sono conquistata da sola, con fatica ed affetto. A volte sono proprio case fatte di stanze, scale e porte, in altri casi sono strade che amo percorrere, fiumi che mi incanto a guardare, grandi sassi assolati a cui mi piace appoggiarmi di spalle, con gli occhi chiusi.
Mi rendo conto che è soprattutto la sfera della rassicurazione quella che funge da discriminante, non certo la bellezza di un luogo o la durata della frequentazione. E' la sensazione che in quel punto io possa affondare radici nel suolo e sentirmi parte di quel tutto. Assorbire e rilasciare. Uno scambio. Un valore. Trattenere dentro di me la ricchezza di quella terra vitale, di cui mi porto inavvertitamente sempre qualche granello addosso quando riparto.
Non penso a quelle case con nostalgia ma quando ci torno mi sorprende la forza del legame, la passione con cui mi sento accolta. Più facile con le case che con le persone, questa relazione pulita e nutriente. Bella. Terrosa.
Occhieggiano in frigorifero due ingredienti freschissimi ma ad altissima deperibilità. Il buon senso mi dice di utilizzarli subito, l'istinto mi suggerisce di utilizzarli insieme. E penso: cos'altro hanno in comune finferli e vongole?
Nella tradizione italiana senz'altro la cottura classica con olio, aglio e prezzemolo. In assoluto, fondamentale, la necessità di assicurarsi che venga eliminata ogni traccia della terra e della sabbia che ognuno dei due ingredienti tende naturalmente a trattenere...
Forte di una tradizione familiare alpina che vede i funghi rosolati in olio e burro, sostenuta in aggiunta da una esperienza insospettabilmente giapponese che osa il burro anche con le vongole, ho provato a declinare le due delizie proprio così, con una nocciola di burro. Un morbido condimento per la pasta leggermente sporcato di rosso per l'aggiunta un po' napoletana di un paio di pomodorini. Il prezzemolo sostituito con un più personale rosmarino.
Linguine con vongole, finferli e burro
ingredienti per 4 persone:
350 gr. di linguine
1 kg. di vongole piccole (qui lupini)
500 gr. di finferli
2 pomodorini
2 spicchi di aglio
20 gr. di burro
1/2 bicchiere di vino bianco
2 rametti di rosmarino
4 grani di pepe nero
3 cucchiai di olio extravergine
sale
Mettere a bagno le vongole per qualche ora in acqua fresca ben salata. Tagliare quattro ciuffetti dal rosmarino e metterli da parte per la decorazione (io qui me ne sono dimenticata...).
Nel frattempo pulire con attenzione i finferli, eliminando la terra con un coltellino e spolverandoli con un panno umido. Si ridurranno a circa 350/400 gr. di funghi netti.
Sciogliere in un ampio tegame metà del burro con due cucchiai di olio, uno spicchio di aglio schiacciato ed uno dei rametti di rosmarino.
Unirvi i finferli ed i pomodorini schiacciati, saltando a fuoco vivace fino a che i funghi sono morbidi, quindi salare leggermente, lasciar insaporire ancora un paio di minuti, spegnere e tenere in caldo con un coperchio.
In una pentola dai bordi alti sciogliere il resto del burro con il resto dell'olio, l'altro aglio, l'altro rametto di rosmarino ed i grani di pepe.
Nel frattempo scolare le vongole e passarle sotto l'acqua corrente, sfregandole tra le mani a piccole manciate sotto il getto dell'acqua e scolandole poi bene di nuovo.
Versare le vongole nel condimento, insaporire per un minuto o due e sfumare con il vino bianco, quindi coprire e lasciar aprire le vongole a fuoco vivace, scuotendo il tegame di tanto in tanto.
Quando le vongole sono tutte aperte pescarle ad una ad una, controllare che non contengano sabbia, eventualmente sgusciarne circa un terzo ed unirle ai funghi.
Mettere a bollire abbondante acqua per la pasta; intanto filtrare l'acqua di cottura delle vongole con un colino foderato di carta da cucina.
Mettere da parte un bicchiere dell'acqua delle vongole filtrata ed unire il resto all'acqua in ebollizione, salando leggermente, se serve (assaggiare prima di aggiungere il sale perché il liquido delle vongole è già salato).
Versare le linguine nell'acqua aromatizzata e lessarle a fuoco vivace, spegnendo tre minuti prima del termine della cottura.
Riaccendere il fuoco sotto il tegame di funghi e vongole un minuto prima e trasferirvi la pasta scolata, padellando a fuoco vivace con l'aggiunta del bicchiere di acqua di vongole fino a che il liquido è assorbito, la pasta è al dente ed è rimasto sul fondo un sughetto ristretto ed aromatico.
Distribuire le linguine ed il condimento in quattro piatti individuali e servire subito, decorando ogni piatto con un ciuffetto di rosmarino fresco (qui solo un pochino di basilico...).
- rivoli affluenti:
- sensazioni sull'appartenenza ai luoghi ed alla loro luce: Virginia Woolf, Gita al faro, 1927.