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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

un termos di tè caldo

Una ragazza resta vedova a poco più di trent'anni, con una bimba di tredici mesi ed un'attivià a gestione familiare in costruzione. Si rifiuta di mollare e ce la fa, aiutata dai genitori. Quando sembra che le cose si stiano finalmente avviando lungo una strada percorribile... sopra la sua attività crolla la costa di una collina. Quintali di fango disciolti da una forte pioggia e scivolati a valle lungo un pendio disboscato  nemmeno un anno prima secondo chissà quale criterio. Le istituzioni le promettono aiuto immediato ma la protezione civile non arriva ed il fango lo spala lei, insieme ai dipendenti e ad un'autopompa a pagamento. Si rifiuta di chiudere l'attività, unica sua fonte di reddito, unico suo modo per creare un futuro alla figlia. Continua a stipendiare per tutti i mesi di inattività i collaboratori perché non vuole lasciare a casa nessuno e poco per volta ricostruisce tutto, aiutata dai genitori. Non è ricca, dunque da fondo ai risparmi, fa debiti con le

il tempo delle armonie

Claudio sopra pensiero si avvicina al lavabo del bagno, apre l'acqua e comincia a lavarsi i denti. Non si accorge subito che qualcosa non va; solo dopo essersi sparso il dentifricio per tutta la bocca sente un sapore strano, un'inconsueta consistenza. Guarda il tubetto e si accorge di aver spremuto sullo spazzolino la crema per le mani. Testaccia mia... E' vero, si sente prendere in giro per la sua sbadataggine praticamente da una vita ma oggi c'è un motivo in più che gli impedisce di concentrarsi su ciò che sta facendo e lo rende più distratto del solito: Salima è in arrivo. Si sono conosciuti due anni fa, lui per lavoro nel Paese di lei, lei receptionist dell'albergo dove la sua azienda gli ha trovato alloggio. Parlano tra loro in francese, lui stentatamente, e ridono insieme di quegli strafalcioni, superando l'abituale riservatezza di Salima, che lei  solitamente mantiene sia per questioni professionali sia per educazione di famiglia. Poi da cosa nasce co

giapponese anzichenò

Ovvio: appena ho visto che la ricetta per l' MTC di marzo di Menù Turistico , consisteva nelle cr ê pes proposte dal blog di Giuseppina  ho pensato subito ai maki , cioè ai rotolini del sushi. Cioè la prima  immagine di involtino che oramai la mia mente filo-giapponese riconosce come archetipo di qualsiasi cibo che presupponga un arrotolamento o una farcitura... Poi mi sono data una calmata ed ho cercato di convincermi che non posso sempre spingermi a tutti i costi ad oriente... Niente, non c'è stato verso: la fantasia tornava sempre lì! Dopo una lunga lotta intestina ho optato per una mediazione: utilizzare ingredienti totalmente nostrani ma secondo il pensiero giapponese. Ne sono usciti formalmente due maki , uno davvero sushi (inteso nel senso letterale della parola giapponese, che significa "riso condito"), l'altro per niente, entrambi ovviamente dalle fattezze assolutamente nipponiche. A partire proprio dalla cr êp e, che se nella ricetta ricalca quasi

i musi gialli

Oggi è di nuovo l'11 marzo, un anno da quando il Giappone ha tremato. Direi che è meglio tacere. Mostro non immagini di rovine o ricostruzioni, solo esempi sparsi del Giappone che ho nel cuore per come l'ho conosciuto, per come era e per come ha saputo in parte tornare ad essere: baretto al mercato del pesce di Tokio canale fuori Kyoto tempio decorato per Capodanno mura del Palazzo Imperiale Osaka di sera, dal ponte della stazione sentiero sul monte sacro di Mino-shi paracarro. Non voglio usare parole: la sofferenza profonda è da un anno costante nei cuori delle persone giapponesi che conosco, anche se per carattere e per cultura ritengono più appropriato non esprimerlo. Non parlare è l'unica forma di rispetto possibile. Racconto solo di un paio di eventi, organizzati in questi giorni da associazioni di Giapponesi in Italia, per esprimere, in modi differenti, sentimenti di vicinanza ai connazionali in patria e di gratitudine a tu

ciao petèl

Di tutte le poesie imparate a memoria nel corso del mio iter scolastico (e già, appartengo alla generazione in cui la cosa sembrava avere un senso...) ne ricordo per intero solo due, entrambe casualmente, curiosamente "stagionali". Una per la verità l'avrebbe dovuta studiare mia sorella ma alla fine, dopo averla aiutata per un pomeriggio intero a provarla e riprovarla, ho finito per saperla meglio di lei. E così la rondine che moriva tornando al tetto nel  Dieci agosto di Pascoli non se ne è più andata dal mio cuore e dalla mia memoria e continua a commuovermi ogni anno sotto le stelle cadenti di San Lorenzo. La seconda poesia invece sgorga oggi perché la luna sorrideva nelle scorse notti in un cielo nero e terso, mentre un'aria più mite del solito metteva voglia di leggerezza. Ora sono tornati il freddo e i grigi a fare da sfondo ai piccoli germogli sui rami delle piante e la cosa mi fionda esattamente al centro di un modo ancora bambino di vivere le stagioni, qu

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!