Passa ai contenuti principali

la pungente lezione del peperoncino

Ho ricevuto un dono, qualche giorno fa. Per la verità sarebbe un omiyage, offertomi da un anziano signore giapponese, molto autorevole ed un pochino timido nell'esprimersi in un italiano che sa non essere perfetto. Per lui sarebbe impensabile presentarsi a mani vuote, nonostante io sia solo una minuscola rotella del suo potente e vasto ingranaggio.

Mi porge il pacchetto di una nota pasticceria italiana con infilata nel nastro una bustina giapponese. Sembra quasi stonare la buffa faccina di Hello Kitty sulla carta seriosa a svolazzanti scritte dorate. In Giappone però anche gli adulti amano pupazzetti e cosine tenere e "carine", ovvero kawaii. Sarebbe un fenomeno sociologicamente interessante da analizzare, ma in questo momento ho urgenza di parlare d'altro.

Apro l'involto e la bustina: una pregiata, italianissima polvere di cioccolato per preparare budini nel primo, un peperoncino secco nella seconda. Dietro il sorriso dolce e le incerte parole italiane che accompagnano questo omaggio so esattamente cosa si cela.


L'autorevole signore, come al solito, mi sta regalando una profonda lezione di vita nascosta dietro un piccolo gesto: "la vita è bella e va vissuta pienamente".

Non possiamo illuderci che sia tutta dolce e morbida come un budino al cioccolato, difficoltà ed asprezze ne sono parte integrante. Bisogna accettare tutto: imparando la pungente lezione del peperoncino possiamo confrontarci alla pari con la vita e goderne consapevolmente e gioiosamente ogni sfumatura.

Ho subito preparato diligentemente un budino semplice, con quella polvere, e l'ho offerto all'autorevole signore al termine del nostro incontro. Che è durato l'intero pomeriggio e che mi ha insegnato moltissime altre cose. Il peperoncino me lo sono conservato, però.

Lo uso oggi. Assimilata la sua intrinseca lezione mi diventa impossibile preparare ora un budino qualsiasi. Ecco che nasce un dessert dolce, aspro e piccante insieme. "Onnicomprensivo" di questo saggio insegnamento, il vero regalo dell'autorevole signore giapponese. Uso stampini classici italiani con decori infantili, apparecchio a colori sgargianti. Chissà perché mi sento intrinsecamente kawaii...


Budino "omiyage" con cioccolato peperoncino e arancia
ingredienti per 6 persone:
100 gr. di cioccolato fondente al 70%
1 arancia
1/2 litro di latte
50 gr. di zucchero
30 gr. di amido di mais
1 peperoncino rosso secco

Grattugiare finissimamente la scorza dell'arancia; stemperare l'amido di mais in un bicchiere di latte freddo; privare il peperoncino dei semi e sbriciolarlo finemente per la maggior parte, conservando qualche scaglia più grande per il decoro. Io non amo il piccante, quindi nel budino ne ho usato davvero solo un piccolo pizzico.

Spezzettare il cioccolato e farlo fondere a bagnomaria a fuoco basso fino a che diventa una crema fluida.

Nel frattempo in un altro tegame non troppo piccolo scaldare il latte senza amido a fuoco basso con lo zucchero, il peperoncino fine e la scorza d'arancia (tranne un paio di prese, per la decorazione) fino a che arriva appena a bollore.

Versare nel latte bollente l'amido di mais diluito, rimestare bene e poi a filo unire il cioccolato fuso, mescolando con una frusta in modo che tutto si amalgami alla perfezione.

Riportare appena a bollore quindi spegnere il fuoco e versare il composto in 6 stampi da budino o in 6 tazzine da tè piccole e lasciare intiepidire, quindi coprire gli stampini con pellicola e metterli in frigo per almeno un paio d'ore a rassodare.

Poco prima di servire pelare al vivo gli spicchi dell'arancia e tagliarli a dadini. Se non si usano subito mettere anche questi in frigo in un contenitore ermetico.

Sformare i budini dagli stampi (oppure servirli nelle tazzine completate dal loro piattino) e decorare con i dadini di arancia, la sua scorza grattugiata e, volendo, con qualche scaglietta di peperoncino.

  • rivoli affluenti:
  • mi hanno parlato di un cartone animato australiano di qualche anno fa che si intitolava "Il budino magico". Non l'ho mai visto ma in una domenica pomeriggio di pioggia me lo guarderei volentieri, mentre faccio merenda con questo budino tanto prodigo di insegnamenti...

Commenti

  1. Non ci crederai ma il mio lato infantile, quello predominante praticamente, ha un debole per la cultura orientale degli "anime/manga" e quindi davvero mi riesce semplice capire certi accostamenti kawaii :)
    Quel lato ragazzino però, come ti accennavo ha la quota di maggioranza del mio animo e quindi il cioccolato proprio non riesce a vederlo con il peperoncino, pensa che mi sono spinto al sale e fin li ci arrivo anche perchè è quello che sulle ferite fa più male...ma il peperoncino proprio no...così come non ho bisogno di un pomeriggio di pioggia per vedere un bel "cartoon"...dici che sono proprio irrecuperabile?! :P ehehehehe

    RispondiElimina
  2. @gambetto: veramente il peperoncino nel cioccolato non ce l'ho messo io ma gli Aztechi quando l'hanno inventato... e poi sei sicuro che sulle farite non sia ancora più crudele del sale?!
    Restiamocene nel nostro mondo kawaii comunque, condivido che ne' peperoncino ne' pioggia siano indispensabili per concedersi la coccola di un budino e di un cartone!

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!