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Visualizzazione dei post da gennaio, 2013

la pungente lezione del peperoncino

Ho ricevuto un dono, qualche giorno fa. Per la verità sarebbe un   omiyage , offertomi da un anziano signore giapponese, molto autorevole ed un pochino timido nell'esprimersi in un italiano che sa non essere perfetto. Per lui sarebbe impensabile presentarsi a mani vuote, nonostante io sia solo una minuscola rotella del suo potente e vasto ingranaggio. Mi porge il pacchetto di una nota pasticceria italiana con infilata nel nastro una bustina giapponese. Sembra quasi stonare la buffa faccina di Hello Kitty sulla carta seriosa a svolazzanti scritte dorate. In Giappone però anche gli adulti amano pupazzetti e cosine tenere e "carine", ovvero kawaii. Sarebbe un fenomeno sociologicamente interessante da analizzare, ma in questo momento ho urgenza di parlare d'altro. Apro l'involto e la bustina: una pregiata, italianissima polvere di cioccolato per preparare budini nel primo, un peperoncino secco nella seconda. Dietro il sorriso dolce e le incerte parole italiane che

una tradizione... diversa

La scelta affascinante ma (per me) complicata di   MTC  per il mese di gennaio è quella dei  pici , ricetta proposta da  Patty  del blog   Andante con gusto . Il tema sottinteso al tirare la pasta a mano secondo le regole è fondamentalmente l'interpretarne il condimento in chiave territoriale, riscoprendo quanto ingredienti "poveri", se utilizzati con la tradizionale sapienza contadina locale, possano  quasi con nulla  riempire un piatto di gusto e di soddisfazione. Non è scontato però che il luogo da cui deve scaturire questa idea sia per forza quello di residenza... Nel mio caso  vivo in un territorio con una lunga storia di agricoltura povera e di alimentazione stentata, come avevo già raccontato  in precedenza , quindi perfettamente adatto a fornire spunti per il tema del mese, ma proprio per questo gli ingredienti che si prestano a diventare "condimento" di tradizione sono davvero molto scarsi.  Forse anche per questo   in un'economia di pura sussi

cibi risollevanti

In questi giorno vagolo tra mille impegni e pesantezze, con zero tempo per cucinare ma la testa spesso rivolta a golosità orientali, forse nella segreta speranza di poter volare via da tutto, in un mondo di armonie ed aromi profondamente distanti da tutto quello che mi circonda in questo momento. Saranno anche tutti i discorsi sulla pasta, sulla Cina e su Marco Polo che girano nell'aria ultimamente , ma la scelta di oggi ricade sulla cucina dell' Hunan , regione centro-meridionale della Cina le cui tipicità sono le molte verdure speziate ed i prosciutti stagionati. Come quella dello Sechuan , ha a che fare con climi rigidi ed umidi, i cui effetti sul corpo umano vengono riequilibrati dalla saggezza culinaria con spezie piccanti, ovvero "calde" e "secche", che non coprano i sapori degli alimenti principali ma in qualche modo li sottolineino. La cucina tradizionale cinese infatti, altamente rispettosa del rapporto tra natura ed essere umano e di quello tra

cucina orientale amore mio

Per riprendere il filo della mia passione per la cucina orientale qui sul blog non serviva molto. A dir la verità non ho mai smesso di cucinare giapponese o simili per me nel quotidiano, ma mi sono resa conto che davvero da un bel po' non fotografavo e pubblicavo piatti orientali, dedicando spazio a preparazioni prevalentemente della tradizione italiana con la stessa frequenza che fino a qualche mese fa mi era consueta per la cucina asiatica. I motivi sono diversi. Da una parte è davvero poco il tempo che ultimamente ho potuto dedicare al piacere di pensare al blog, con conseguente rarefazione delle pubblicazioni, che da una media di circa un paio a settimana sono diventate forse nemmeno un paio al mese. Poi si sono modificati gli appuntamenti fissi del blog stesso: concluso il mio viaggio gastronomico sulle tracce di Marco Polo che mi portava inevitabilmente dentro le cucine d'Oriente, ho seguito con costanza le orme dell' MT Challenge e, più di recente, di Salutiamoc

biscotti e luci post-natalizi

Domenica mattina un po' silenziosa, fuori luce bianca e ottusa da nevischio bagnato, dentro un albero di Natale ed un presepe da disfare e quella sottile amarezza che ti lasciano le cose belle quando finiscono. Anche se sai che poi ne arriveranno altre. Un'amica amante delle tradizioni dovrebbe passare a vedere il presepe prima che i pastori finiscano avvolti nella carta ad attendere il prossimo anno, ma mi telefona rimandando alla prossima domenica. L'alibi perfetto per lasciare tutto al suo posto. Tempo liberato, ottimale ad addolcire la consapevolezza che l'amarezza è solo rimandata con qualche buon profumo. Per esempio di forno. Per esempio di biscotti. So che di solito i biscottini golosi andrebbero fatti "prima" di Natale, però questa cassetta di straordinari agrumi calabresi mi è arrivata solo ora e poi in fondo, nonostante quest'anno non mi sia particolarmente sdilinquita in post ad argomento natalizio, dei dolcetti mediorientali li avevo anch

miglio giramondo

Interessante proposta il miglio, l'ingrediente che la raccolta Salutiamoci mette sulla tavola del mese di gennaio. L'iniziativa di provare almeno una volta al mese a cucinare "salutare"  mi permette di avvicinarmi al concetto che il cibo, oltre che nutrimento e piacere, è anche cura e rispetto per se stessi, e devo dire che ora mi sorprendo spesso a considerare con occhio diverso gli ingredienti che ho davanti ed i piatti stessi che sto per cucinare... Poco per volta sono convinta che questo nuovo punto di vista finirà per appartenermi, almeno nelle sue linee guida, e sono curiosa di scoprirne gli effetti... Salutiamoci è ospitata questo mese da Architettarte , il blog di Federica , e propone come ingrediente di stagione il miglio. Nella mia memoria di bambina ci sono i racconti dei nonni che nominavano in dialetto il pan de mej o la pulentina de mej , che oggi sono biscotti e una polenta morbida a base di farina di mais ma che devono il loro nome a quel che in or

profumi a doppio senso

Mi è capitato di passare poco tempo fa da California, un microscopico paesino in provincia (per ora) di Lecco. Il primo flash, assolutamente fuori contesto, è stata una vecchia canzone degli Eagles che ha cominciato a ronzarmi in testa e non mi ha più abbandonato per l'intera giornata. Il secondo flash una voglia assoluta di cucinarmi il manzo alla California, piatto tipico appunto della zona, che prevede la cottura di un pezzo di manzo con latte e aceto. Detta così suona forse strana ma si tratta di una ricetta molto diffusa nel nordovest della Lombardia e più che accreditata, tanto è vero che ne esiste anche una versione di Pellegrino Artusi. Rispetto al "Bue alla California" dell'Artusi io aumento le verdure ed uso latte e olio al posto di panna e burro: uscendo dalle tavolate delle feste natalizie cerco a mio modo di sopravvivere, a discapito della fedeltà alla ricetta tradizionale. Dal sacro testo ho seguito invece i consigli per la scelta della carne, che de

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!