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Visualizzazione dei post da aprile, 2016

polpettone ai tre maiali e tre senapi: una doppia verticale?!

Dato che ultimamente, tra prove e riprove di biscotti , non si può affermare in tutta onestà che in casa si stia seguendo una dieta equilibrata, ho deciso di affondare il colpo e preparare un meatloaf , un polpettone "all'americana". Il che, tradotto in soldoni, significa semplicemente introdurre nell'impasto cipolla cruda, utilizzare pangrattato al posto del pane ammollato nel latte ed aromatizzare la carne in modo deciso ma non per f orza con formaggio grattugiato. In questo caso mi diverto a inserire nella ricetta due tipi di "verticale", termine tanto di moda adesso che significa utilizzare in modi diversi lo stesso ingrediente nello stesso piatto. Perché poi sia necessaria tanta pomposità per una stupidata simile resta per me un interrogativo irrisolto... alla  fine non resta che prendere in giro il concetto e applicarlo al cibo più casalingo e "banale" che possa fungere da archetipo dell'"antipomposità"! In questo polpetto

biscotti ai baccelli di piselli... ma sono dolci!

Questa volta per la sfida n. 56 dell'  MTC di aprile , quella di Dani e Juri di  Acqua e Menta   che verte sui  biscotti , una volta tanto che ho materiale a disposizione, avrei voluto presentare finalmente una ricetta di famiglia, tendenzialmente citando una tradizione acquisita in casa invece di spaziare per l'universo mondo. Problemi pratici di ogni natura me l'hanno ipedito: i  Brunsli  al Kirsch svizzeri del mio zio prozio pasticcere di Zurigo, biscottini a pasta morbida che adoro e che preparo tutti i Natali, non solo non sono una frolla ne' una sablée, ma non contengono proprio farina! Le ciambelline venete alla grappa ed i  sosamielli  campani invece non hanno il burro e la biscotteria francese classica, dove di certo gli spunti non sarebbero mancati, non era mai arrivata davvero in famiglia nonostante il nonno alsaziano. Avrei in effetti potuto provare con il  pan de mei,  i biscottini lombardi con farina di mais... ma c'è legata un'ottima st

melanzane al miso in una virtuosissima cena a vapore

Viene un'amica a cena. "Guarda però che sono a dieta, mi basta un'insalata..." Deduco da questa eresia gastronomica che ha bisogno di un aiuto serio. Ovvero di una degustazione di cucina giapponese casalinga light!  Il menù è presto fatto: una serie di piattini di verdura, cotture tutte a vapore, pochi condimenti grassi tutti a crudo e molti aromi umami, da mettere in tavola contemporaneamente e da spiluccare chiacchierando, con un po' di riso, per chi lo vuole, al posto del pane.  Il tempo è poco e quindi vado in automatico su alcuni (per me) classici già più volte testati, a circondare un piattino nuovo che da un po' avevo  in testa. Un inserimento di uova come parte proteica e il menù leggero e tendenzialmente vegetale è fatto, tutto preparato in anticipo per gustarmi la serata di chiacchiere in pieno relax. I volti noti, in ordine sparso:  taccole al sesamo  (ricetta analoga a quella dei fagiolini, solo che ho tagliato a losanghe le taccole pri

frittata di platano, tra patate e banane

In un quartiere latino a Londra una venticinquina (!) di anni fa assaggiai una delle frittate più buone della mia vita. Ora non ricordo se fosse a base di patate dolci o di platano , le "banane" sudamericane che, come raccontavo qui , a seconda del grado di maturazione hanno sapore amidaceo di patata o di dolcissimo frutto.  Quella che negli anni ho provato più spesso a ricreare è stata la versione di frittata con la  batata , anche se non sono mai riuscita a ritrovare quel sapore straordinario che mi aveva colpito allora. Per questo non l'ho mai pubblicata sul blog. Dopo un po' mi è venuto il dubbio che si trattasse invece di platano . E così ecco qui il mio primo tentativo di ricostruzione.  Gli do un nome spagnoleggiante, nonostante alcuni ingredienti non siano proprio tipicamente latini, perchè non ci siamo ancora, in effetti, ma utilizzando due tipi di platano, quello acerbo e durissimo dalla buccia verde e quello ipermaturo e cremoso dalla buccia nera, qu

parmigiana di zucchine inter-regionale: un piatto "etnico" ed "esotico"?

L'altro giorno una persona giapponese mi ha chiesto di spiegarle il significato della parola italiana "esotico" in materia di cibo. Mi ha colpito la sua espressione sorpresa quando le ho spiegato che in Italia spesso si definisce genericamente "cibo esotico" semplicemente un piatto di cucina "estera", mentre per altri lo stesso aggettivo connota un piatto "strano" o "insolito", per alcuni è sinonimo di "orientale" o "asiatico" ma c'è anche chi lo interpreta come "speziato" oppure come "contenente ingredienti sconosciuti e misteriosi". Quasi che tutti questi concetti fossero tra loro intercambiabili... Chiacchierando con lei mi sono resa poi conto che una confusione analoga esiste con per un altro termine oggi tanto di moda: molti mi interpellano quando si tratta di parlare, scrivere o preparare piatti di cucina "etnica", riferendosi esplicitamente al mio smodato interesse r

taccole, lineari, in crema di latte

Vado di cucina classica, oggi. Poche parole e pochi gesti per un piatto che può essere interpretato con qualsiasi altra verdura e anche con un mix di verdure di stagione, che si può speziare alleggerire o rinforzare con mille sfumature (brodo o pomodoro invece di latte? gratinato con aggiunta di formaggi, bacon o uova? profumi indiani oppure africani o anche nordici a gogò?) e che può essere reso più elegante e fotogenico in mille modi. Ma a me oggi non va di pensare, quindi resto basica. Ne esce una ricetta lineare, che punta sul velluto avvolgente della salsa e sul contrasto semplice tra la dolcezza delle taccole (i "piattoni" o "mangiatutto" della mia infanzia) ed il pungente deciso del pepe a forzarne la pulizia. E poi mi rilasso.  A volte basta anche così poco a dare una riposante sensazione di abbondanza.  Se se ne fa un piatto consolante le dosi sono per due... Taccole semplici, in crema di latte e pepe per 4 persone coe contorno: 400 g di

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!