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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

spezzatino di inadeguatezza

Difficile recuperare le radici. Quando si nasce in una famiglia che fonde origini molto diverse e si cresce lontani dai luoghi di ciascuno, finisce che in casa si parla italiano perchè dalla miscela di dialetti differenti esce un idioma spezzatino, che massacra parole e pronunce senza essere alla fine altro che una lingua buffa e sempre sbagliata. Così capita poi di comprendere perfettamente ciascun dialetto, di prendere perfino la cadenza locale quando si trascorrono alcune ore con persone dall'accento marcato, ma di non essere in grado di rispondere loro correttamente in uno di quei dialetti, tanto amati perchè parte dell'infanzia e di un ramo della famiglia ma che restano purtroppo solo una parte teorica delle proprie radici. A me questa inadeguatezza linguistica attutisce in qualche modo il senso di appartenenza. Nell'arco di una generazione in famiglia è successo, nel mio piccolo, quello che a livello nazionale è oramai un fenomeno storico. E nonostante sia stato s

il senso della zucca

Fatico a cogliere il senso di una serie di accadimenti, ultimamente molte le cose che sembrano avere ai miei occhi ancora meno senso del solito. Ecco che sembra naturale cercare rifugio nelle favole. Non dico come forma di sogno ed evasione perché le favole vere, da sempre, sono quelle nate per aiutarci a ragionare. E, come in questo caso, fin dal '600 qualcuno già spiegava che in genere esiste un senso nascosto nelle cose, anche se noi, con le nostre piccole teste ed i nostri minuscoli cuori autocentrati, non riusciamo quasi mai ad intuirlo. La ghianda e la zucca Domineddio fa ben quel ch'Egli fa. E se tu vuoi le prove di questa verità, senza andare a cercarle per il mondo, potrai trovarle d'una zucca in fondo. Un contadin che vede la zucca tonda e gonfia con piccioletto il piede, - Che mai pensò nel fabbricarla Iddio? - disse in suo cor. - Poffare! a parer mio avrei la zucca ai rami almen sospesa di questa grossa quercia o di quel faggio. Tal albero, tal

storie d'amore e di tagliatelle (e di bottiglie)

Un titolo alla Pupi Avati era indispensabile. Oggi infatti qui si affronta la memoria, quella racchiusa nei gesti e nelle parole di famiglia, e con essa porta si a galla il domestico dei legami buoni tra le persone come un valore buffo e prezioso. Se non fosse che i miei finali in questo caso sono decisamente più comici di quelli soliti al regista emiliano. La prima volta che ho tirato la pasta a mano, infatti, avevo circa vent'anni. Imparavo tutta sola a cucinare dalle ricette del settimanale Guidacucina, avevo per la prima volta un fidanzato "serio" e stavo in un monolocale talmente piccolo che per aprire il divano letto la sera dovevo chiudere il minuscolo tavolo a ribalta piegandolo contro il muro. Mi sentivo, insomma, davvero una donna adulta ed indipendente. Per una cenetta a sorpresa dedicata al moroso avevo deciso di cimentarmi nella preparazione delle tagliatelle partendo da uova e farina, cosa mai vista a casa mia e considerata praticamente fantascienza da m

bocconcini di miso e di armonia

Non mi è mai capitato di cucinare una ricetta specificamente per il blog. Di fatto pubblico ciò che mi preparo davvero per pranzo o cena in base all'ispirazione del momento, senza considerare una sequenza logica o qualsiasi altra forma di traccia prestabilita. Uniche eccezioni sono le ricette legate all'itinerario di Marco Polo o alla partecipazione all'MTC o ad altre raccolte a tema "obbligatorio", per il resto mangio, dunque cucino, dunque pubblico, un po' quello che mi va. In questa andatura naturale del blog sono evidenti le fasi legate alle stagioni, gli innamoramenti improvvisi per un ingrediente o un sistema di cottura, le golosità personali, le curiosità dettate dalla scoperta di una storia o di una geografia stuzzicanti, ma ciò che raramente manca è l'Oriente. La vena giapponese, sempre in me latente, è stata un po' soffocata negli ultimi tempi da avvenimenti della vita concreta e poi da necessità di menù legate alle festività che hanno

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!