Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da agosto, 2013

il sugo sbagliato

A volte ti impegni nel confezionare un piatto un po' speciale e poi ti rendi conto che basta un niente per mancare il risultato che cercavi. La responsabilità bisogna comunque prendersela, anche perché se non si impara dagli errori non c'è modo di capire niente della vita... Ricevute delle favolose zucchine da un orto amico avevo pensato a renderle protagoniste di un piatto delicatamente speziato. Per questo ci avevo pensato un po' su e poi avevo preparato un elisir profumato per aromatizzare degli gnocchetti di zucchine.  La cosa, devo dire, fino a quel punto aveva un suo perché .  Poi il donatore di ortaggi, molto tradizionalista, mi ha chiesto se si poteva condire il piatto con un salsa ricavata dai suoi pomodori... Ed è lì che ho sbagliato! Avrei potuto accontentare lui ma seguire il mio istinto per il condimento delle altre porzioni e invece ho optato per la praticità di un sugo unico. Ma la salsa al pomodoro, per quanto semplicissima, era decisamente troppo copr

polenta e mirtilli: un'estate montanara

Fin da bambina ho trascorso d'estate qualche giorno in montagna, dove uno dei divertimenti preferiti era andare nel bosco a raccogliere i mirtilli. Mentre i grandi   cercavano molto più faticosamente i funghi , io molto più pigramente staccavo questi piccoli frutti bruni dai bassi a portata di mano ed erano più quelli che mi mangiavo direttamente che quelli che riuscivo a depositare nel cestino... Non so se fossero allora molto più abbondanti i mirtilli o molto meno numerosi i raccoglitori oppure se è la mia vista che ora fa le bizze, fatto sta che oggi, anche se trascorro un'intera mattinata nel bosco, mi risulta molto più difficile togliermi la soddisfazione di rientrare con un bel bottino... Questa volta l'argomento di   Salutiamoci   di agosto è arrivato proprio perfetto:   i frutti di bosco , presentati da Brii di  Briggishome . Ed essendo per me i mirtilli i frutti di bosco per elezione, quelli con cui ho più familiarità e a cui mi lega l'affetto della memoria

radici che portano fortuna

Ecco la ricetta compiuta del kinpira renkon , il piatto di radici di loto di cui si parlava nella cena orientaleggiante di  qualche sera fa . Un piatto che ho scelto di proporre nel menù come augurio di buona fortuna a tutti i commensali. Si tratta di una ricetta tradizionalissima della cucina giapponese, dove il renkon , la radice di loto, è appunto considerato un cibo portafortuna. Pensavo fosse perché tagliata a fette questa radice assume l'aspetto di un fiore sbocciato, invece ho scoperto che  si dice che attraverso i suoi fori si possa intravedere il futuro. per questo   in Giappone viene spesso servita a Capodanno,  insieme ad altri ingredienti di buon augurio. Ma anche l'abbinamento tra radici di loto e carote rappresenta un sottile suggerimento alla sorte perché volga meglio a nostro favore: l'accoppiata dei colori bianco e rosso, detta kouhaku,  è infatti per i Giapponesi un classico in tutte le cerimonie che celebrano la gioia e la vita come nascite, matrimon

restare lievi

Sensazione netta di vacanza, grazie ad una manciata di giorni nella casa in riva al mare di una dolcissima ed ospitale amica. Ricambiare con una cena orientale mi sembra il minimo! Ho al seguito i miei soliti quattro ingredienti giapponesi più qualche altra ghiottoneria asiatica. Un salto dal  pescivendolo locale, un'incursione nell'orto del vicino ed  esce un menù insolito e curioso. Peccato averlo fotografato al volo con luci di emergenza: nelle immagini non rende affatto l'idea ne' dell'atmosfera ne' dei sapori... Protagonista un piatto di gnocchi cinesi di riso.  Mi chiedo come farò a riprodurlo a casa, dove certamente non riuscirò a trovare questi  gamberetti bianchi, piccolissimi, da gustare  con tutto il guscio, che qui di solito si usano  in frittura.  Meraviglioso avere per la testa solo interrogativi tanto lievi. Gnocchi di riso nippo-liguri in bianco e verde ingredienti per 4 persone: 250 gr. di  gnocchi di riso 2 manciate di gamberetti

storia contemporaneità e uova

Mi ha subito intrigato l'idea di ricostruire una ricetta storica contenuta in un trattato di cucina medievale o rinascimentale, come chiede Sara di  Nobili Pasticci  per la sua raccolta  Una ricetta per una duchessa . A maggior ragione perché prende come base di partenza l'opera di Bartolomeo Scappi, il cuoco privato di papa Pio V che recenti studi dicono essere nato proprio dalle mie parti, a Runo di Dumenza, in provincia di Varese. Ho lasciato un po' sedimentare la riflessione però: il tema è talmente vasto che risultava difficile scegliere anche solo il taglio del post, prima ancora che l'autore ed il piatto in sé. I punti fermi di questa selezione si dovrebbero basare sulla fedeltà storica e sulla capacità di interpretazione della ricetta (... oltre che su quel food appeal e quel gusto fotografico con cui so di avere pochissima dimestichezza!).  Risolvo il nodo della capacità di interpretazione affidandomi ad una ricetta ben spiegata e che contenga ingredienti a

focaccia con aria di Liguria

I miei esperimenti con il forno continuano, dopo i dolcetti   dell'altro giorno. Il piatto con cui sono andata sul sicuro sono le  yaki nasu , delle fantastiche melanzane arrostite alla giapponese, che andrebbero preparate alla griglia ma anche così hanno un loro perché, nonostante manchi il profumino affumicato. L'esperimento più "rischioso" invece è stata la "focaccia con prescinseua", la deliziosa formaggetta ligure un po' acidina che ho trovato per miracolo in offerta (!!!) sul banco del supermercato. Si vede che qui non la comprano in tanti, forse perché non hanno idea di cosa sia e soprattutto di cosa si perdano...  Ho miscelato due ricette liguri tradizionali, forse per voglia di respirare davvero un po'di aria di quel mare: i pansotti, ravioli ripieni di prescinseua e preboggion (un misto di erbe liguri qui ancora più raro della prescinseua!) e la focaccia col formaggio di Recco.  Chiamare però la mia "focaccia di Recco" non mi

eresia turco-rumena

Una certa necessità di impegnare la mente in qualcosa di "produttivo", una certa stanchezza da lasciarmi cadere dalle spalle, un certo desiderio di sperimentazione con il lievito di birra secco mai usato prima, un certo bisogno di un profumo dolce, magari di fiori. Tutto ciò si somma ad un bell'acquazzone che in una notte ha abbassato la temperatura da 34 a 19 gradi e mi permette di accendere il forno senza alcun ritegno. E per prima cosa ne escono dei dolcetti... Avevo in mente i fursecuri , dei biscottini rumeni cu untura , cioè allo strutto . E di unirci dei pezzettini di rahat , nome rumeno di una sorta di gelatina profumata un po' "amidosa" di origine turca, il lokum , che nasce come bonbon ma che in Romania si introduce spesso in altri dolci, un po' come in Italia si usiamo i canditi. Chissà da quale meandro del mio cervello stanco mi è venuta la pensata di farne dei dolcetti lievitati. .. Devo dire che non si è trattato di un'idea genia

la storia siamo noi?

Un momento forte di italianità. Dopo qualche settimana di ricette peregrine qualcosa di molto domestico. Qui l'origine per la verità sarebbe francese, ma la mano casalinga ha variato parecchi dettagli del piatto classico per una sorta di bisogno di italianità: sedano uvette e aceto parlano di caponata siciliana, che l'aceto sia balsamico riporta in Emilia, le melanzane nella versione nizzarda nemmeno sono previste ma nella cianfotta campana sì... Sento la necessità assoluta in questi ultimi giorni di ancorarmi a una qualche forma di certezza, di confermare che esiste una "casa" a cui tornare. Mi sento sballottata: una barchetta alla deriva, in equilibrio precario sopra un mare imprevedibile ed agitato.  L' immaturità e l' inadeguatezza di chi dovrebbe cavalcare gli eventi per riportarli dentro parametri governabili genera un grande senso di insicurezza. Vorrei rassicurazioni e vedo solo confusione di prospettive. Le incertezze pubbliche pesano sul privat

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!