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Visualizzazione dei post da gennaio, 2016

menù per bambini aperti, con brutte foto

Se questo fosse un blog "professionale", ora che mi sono resa conto di quanto siano valutate le immagini e di quanto poco venga considerato il contenuto del testo se le prime non sono adatte ad attirare l'attenzione, probabilmente non pubblicherei questo post, avverto tutti già nel titolo. Invece, con settimane di ritardo, eccomi ad illustrare con foto pessime,  scattate di rapina a tavola con il cellulare, qualche bicchiere in corpo e le luci lampeggianti natalizie tutto intorno, il menù della "cena della befana", quella che i miei nipotini sono costretti a sorbirsi ogni anno, quando vengono a controllare  se anche a casa mia la vecchietta con la scopa ha per caso lasciato una calzetta anche per loro... Le ricette sono tutte  preparabili in anticipo, per potermi ragionevolmente godere la serata insieme a tutta la brigata. E sono  divertenti e semplici perché destinate a dei piccoli golosi  ma sfiziose: gli ospiti sono  giovani certo e non abituatissimi a sa

50 anni fuori dal comune

Ci sono passata. Da poco ma a me è già successo. Di compiere 50 anni, intendo. E non è cambiato niente.  No, nel senso che sono cambiate una marea di cose da quando ne avevo 40 o 30, ma il giorno del compleanno non è successo nulla che mi abbia stravolto la vita: f esticciola a sorpresa, regali di grande significato, affetti lontani arrivati per l'occasione mi hanno fatto sentire molto amata e coccolata, ma per fortuna, nonostante gli alti e bassi della vita, su alcune persone ho sempre potuto contare, indipendentemente dalle feste comandate. Oggi compie 50 anni una persona fuori dal comune. Nel senso geografico, 'che da un po' non vive in un Comune italiano (!) ma soprattutto nel senso di persona lontana dagli schemi consueti. Non ho bisogno di scrivere qui q uello che penso di lei: conosce già bene i miei apprezzamenti ricchi di affetto come le critiche colme di sincerità. Contribuisco invece allegramente a condividere con il mondo  un piccolo progetto giubilare in

storia dei carciofi ripieni che fuggirono da una zuppa

Per il minestrone col riso da presenta re al l' MTC n. 53 ,  devo essere sincera, la prima ispirazione in assoluto era stata storica: il biancomangiare ,  pensando a riso, pollo e mandrole con verdure bianche. Poi ha preso il sopravvento la mia golosità più orientaleggiante, ed ero indecisa tra gnocchetti di riso e  congee . Alla fine, tra tentazioni storiche e geogafiche, credo di aver trovato un buon compromesso. Che parte da tutt'altro e guarda con occhi americani a due specialità di tradizione vicine a noi... o quasi. Non è vero che in America si mangia male: cuochi e massaie statunitensi hanno accolto spunti da infinite etnie e ne hanno fatto dei piatti "tipici" che sono davvero interessanti. Certo, all'atto pratico, ora, non sempre si conosce a fondo la tradizione da cui si ha preso spunto e magari neppure la basi pratiche per una cucina sensata, ma sono dettagli... E poi non è sempre sempre così. Negli Stati Uniti esiste una crema di verdura chiamata It

ossibuchi persiani con carciofi e disagi morali

L'altro giorno giravo tra le bancarelle del mercato in cerca di verdure di stagione per una zuppa (tra le tante!) da proporre per l'  MTC di gennaio   e la cosa ha innescato nella mia mente malata una serie di r iflessioni sulla stagionalità. Saranno lunghe, a chi non è interessato consiglio di passare direttamente alla ricetta, o di leggere da segno "===" in poi, dove si parla solo del piatto in sè. Sui banchi al mercato verdure invernali di  ogni foggia. Tra una stupenda abbondanza di cavoli di mille forme e colori e rape di infinite varietà, apparivano però anche prodotti che sono da tempo considerati slegati dalla stagionalità: qualcuno per tradizione (stagione lunga o facile conservabilità), come  cipolle  o patate, qualcuno per moda o frequenza di utilizzo, e dunque di richiesta, come  insalata o pomodori .  In genere cerco di sfruttare sempre le delizie del periodo, c ertamente meno costose, più saporite e più ricche dal punto di vista nutrizionale rispetto

ispirazione casuale per una zuppa di gambi di rapa e azuki

Mi ritaglio per miracolo un'oretta di piacere puro: mi concedo un giro al mercato rionale, camminando con calma tra i banchi e meditando con gusto sulla seconda ricetta da presentare all' MTC di gennaio  a tema  zuppe e minestroni  proposta da Vittoria di  La cucina piccoLina .  Mi propongo di studiare qualche ingrediente vegetale interessante per la seconda minestra da preparare per la sfida, che voglio veda protagonista il riso.  Un tripudio di verdure a cui non so resistere mi attira e mi suggerisce ispirazioni.  Mi avvicino al mio banco preferito, scelgo qualche ortaggio e, tra le altre meraviglie, chiedo anche: "Un po' di cime di rapa". Me ne trovo in borsa un chilo e otto. E scoppia un amore folle, incontenibile, che in un lampo oscura tutte le visioni possibili di minestre di riso! Altri sono i tesori che dedicherò a quella ricetta: questa massa verde, strabordante, punteggiata di fiorellini gialli mi ispira una zuppa a sé, in cui le cime di rapa devono

toast di carne, con fontina e buona volontà

Qualcuno l'altro giorno in famiglia, di ritorno da una spesa fatta tutta a capa sua, mostrava orgoglioso una confezione di fettine di formaggio fuso, quelle pronte imbustate, sostenendo di averle comprate perché sono l'ingrediente perfetto per rendere i toast buonissimi.  "Perchè non li hai mai provato dei toast con il formaggio vero", gli è stato risposto. "Va bene, allora stasera a cena prepara dei toast con il formaggio che ritieni migliore e poi ti dico cosa preferisco..." Apprezzo infinitamente chi mette la buona volontà di farsi venire il dubbio ed accettare il confronto, invece di prenderla come una sfida. E quindi toast siano, per la cena di stasera. Siccome i toast la sera sono riservati alle occasioni speciali, tipo stanchezza insormontabile abbinata a filmone imperdibile e grandiosa birra bella fresca in frigo, la soluzione che ho trovato per stasera è leggermente alternativa.  Non è un tentativo di barare sminuendo i formaggi, giuro: uno d

zuppa svuota-frigo: un'arte in sè

Avevo cominciato a scrivere un post sulla storia della zuppa in provincia di Varese, con tanto di approfondimento sul battuto del soffritto e riflessioni varie sulla povera stagionalità dei contadini locali di duecento anni fa. E magari lo completerò e pubblicherò pure, tra un po'.  Ma mentre scrivevo continuavo a chiedermi cosa avesse davvero a che fare a tavola la mia tradizione familiare con quella lombardo-varesotta? Madre svizzera, padre veneto, nonni francesi... nella cucina di casa di storie locali ne entravano ben poche, in effetti. Partivo dal presupposto che almeno una delle (due) ricette che voglio presentare all' MTC  di gennaio, il   n 53 su minestre e zuppe , che vede come giudice del mese  Vittoria   di  La Cucina PiccoLINA , riguardasse le abitudini di famiglia, visto che in casa si considerava la minestra l'immancabile piatto confortante della sera, soprattutto d'inverno. In realtà, a parte la zuppa di cipolle   già più volte citata,  le "mi

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!